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La valutazione del fisioterapista: come funziona?

Come funziona, o meglio, in che cosa dovrebbe consistere la valutazione di un fisioterapista?

 

BREVE PREMESSA

Per una serie di ragioni purtroppo ben note, il fisioterapista è sempre stato visto come un professionista di carattere puramente tecnico.

Infatti, alla fisioterapia, è stato sempre dato un connotato poco “valutativo”, ma più “d’azione”.

Mi spiego.

Al medico è sempre stata affidata la diagnosi (identificare la patologia) e al fisioterapista è stato affidato il trattamento (in linea con le indicazioni mediche).

E, nella maggior parte dei casi, vista la carente (per essere buoni) formazione di molti fisioterapisti, direi meglio così.

Per fortuna, il fisioterapista con una formazione specialistica nel proprio ambito, ha anch’egli una propria valutazione sulla base della quale proporrà al paziente un piano di trattamento in funzione delle sue richieste, delle sue preferenze e della sua condizione clinica.

Stiamo facendo riferimento all’ambito muscoloscheletrico (gestione del mal di schiena, dolore di spalla, mal di testa, cervicalgia, artrosi, riabilitazione post-chirurgica e così via), ma ogni fisioterapista dovrebbe avere, anche se non è sempre così, la propria formazione specialistica nel relativo ambito (respiratorio, cardiologico, geriatrico, dell’età evolutiva, del pavimento pelvico, neurologico e così via).

 

IN COSA CONSISTE DAVVERO UNA BUONA VALUTAZIONE FISIOTERAPICA

La valutazione fisioterapica si compone essenzialmente di due momenti: il colloquio conoscitivo con il paziente (anamnesi) e l’esame obiettivo (la vera e propria “visita”).

 

Il colloquio

Il colloquio con il paziente, specialmente la prima volta che fisioterapista e paziente si incontrano, costituisce senza ombre di dubbio il momento più nobile della valutazione.

Infatti, in questa fase del processo di valutazione e attraverso alcune domande da parte del fisioterapista; il paziente avrà modo di:

  • esporre al fisioterapista i propri sintomi (esempio: dolore) e tutti i problemi che ne derivano (nel lavoro, nell’attività sportiva od altro);
  • spiegare al fisioterapista come sono insorti (esempio: un trauma o gradualmente nel corso del tempo) e come si sono evoluti nel tempo o nell’arco della giornata precedente;
  • spiegare le caratteristiche specifiche di questi sintomi (formicolii, scosse, bruciori, fitte, intorpidimento, “morsa”, indolenzimento, crampi od altro) e la localizzazione precisa (dove si manifestano sul corpo);
  • riferire la risposta di questi sintomi ai farmaci;
  • riferire la risposta di questi sintomi al riposo;
  • riferire la risposta di questi sintomi a trattamenti precedenti;
  • riferire la presenza – se appropriato – di altre patologie in atto (esempio: diabete, ipertensione, neuropatie od altro) o altre diagnosi mediche che il fisioterapista DEVE conoscere;
  • riferire l’assunzione, eventualmente, di farmaci;
  • discutere e visionare gli eventuali referti medici precedenti (esempio: RX, risonanza magnetica od altro);
  • riferire al fisioterapista qualunque altro dettaglio ritenuto rilevante per il proprio problema.

 

Come vedete, il colloquio è davvero ricco, se vogliamo così definirlo.

Per qualche paziente potrebbe sembrare, a volte, noioso, ma è in realtà il momento più informativo della valutazione!

Infatti, per fare un esempio, è proprio in questo momento che il fisioterapista potrebbe valutare che il problema del paziente sia più di pertinenza medica che fisioterapica (ed eventualmente invitare al paziente a sottoporsi all’attenzione del medico).

 

Andiamo avanti con la fase successiva.

 

L’esame obiettivo (“visita”)

Come detto, il secondo momento della valutazione è l’esame obiettivo, ovvero la vera e propria “visita”.

In questa fase valutativa il fisioterapista si avvarrà delle seguenti "step":

  • osservazione del paziente (posizioni antalgiche, cioè assunte in modo da non sentire dolore, rossore cutaneo, gonfiore, od altro);
  • palpazione della zona interessata (muscolo, nervo, legamento od altro);
  • richiesta di alcuni movimenti “attivi” (cioè eseguiti dal paziente, come un’elevazione del braccio in caso di dolore di spalla);
  • movimenti “passivi” (cioè eseguiti dal fisioterapista, come il piegamento del ginocchio in caso di dololore/trauma al ginocchio);
  • test articolari (ogni articolazione ha i propri);
  • valutazione della forza muscolare;
  • valutazione della lunghezza muscolare;
  • test speciali (come i test ortopedici per la rottura del legamento crociato anteriore o movimenti specifici del collo in caso di mal di testa di origine cervicale).

 

Al termine di tutto questo processo, il fisioterapista avrà ben chiara la condizione clinica del paziente e, insieme al paziente stesso, discuterà la proposta di trattamento, nonché la tipologia, la frequenza e tutto ciò che ne consegue.

La valutazione del paziente, in particolar modo al primo incontro (ma non solo), deve essere dettagliata e accurata.

Solo in questo modo il fisioterapista potrà proporre un trattamento specifico e personalizzato sulla persona. 

Solo in questo modo il paziente può ottenere un servizio sanitario sicuro, efficiente, efficace e, soprattutto, appropriato.

 

Valerio Barbari

Dottore in Fisioterapia, OMPT

Orthopaedic Manipulative Physical Therapist

Collaboratore alla didattica Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici

Università di Genova (Savona)